«In
ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta
pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole,
su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e
il loro desiderio di nuocere.»
(Primo Levi, La
tregua)
Triste e scontato come il
secondo tempo di un film visto troppe volte. I soliti attori, la
solita trama, il solito finale. Solo il prologo è leggermente
diverso. Inezie. I Rom sgomberati da polizia e vigili dal casello
ferroviario occupato ad Omegna qualche mese fa sono tornati a
Cireggio, frazione del capoluogo cusiano, trovando ospitalità
nell’appartamento di un inquilino di uno stabile comunale. Appena
saputo della presenza dei Rom sono iniziate le proteste del
presidente del comitato di quartiere Dario Galizzi, sindacalista Uil,
contro gli indesiderati ospiti:«Noi,
i rom non li vogliamo: non siamo razzisti, ma vogliamo evitare
qualsiasi problema».
E ancora:«non
ci interessa dove andranno, l’importante è che non siano più a
Cireggio, perché non vogliamo che si creano turbative ed
allarmismo». Sia chiaro,
non accusa i Rom (che sono di nazionalità rumena, quindi cittadini
comunitari con pieno diritto di restare sul territorio nazionale) di
aver rubato, truffato, rapito bambini o di aver commesso qualche
altro reato che si è soliti attribuire agli “zingari”, devono
andarsene perché creano «allarmismo».
Di più, devono andarsene
perché sono Rom.
Dello stesso tono anche le dichiarazioni di alcuni
residenti del quartiere raccolte dalla stampa locale: «non
possiamo ignorare quello che ogni giorno ci raccontano i
media: abbiamo paura per i
nostri figli. Questa è sempre stata una zona tranquilla, dove i
ragazzi potevano uscire anche la sera: da due settimane invece non li
lasciamo mai soli».
Le parole dei residenti che chiedono l’allontanamento dei Rom sono
rivelatrici: rivelano, infatti, che la richiesta di allontanare gli
“zingari” non è dettata da comportamenti riconducibili al
gruppetto di Rom, ma da quello che “raccontano i media” e
dall’etnia a cui appartengono. Ancora una volta si chiede di cacciare
i Rom per il fardello di luoghi comuni che si ritrovano cuciti
addosso e non come conseguenza delle loro azioni. La strategia
allarmista messa in atto su scala nazionale da stampa e politici, per
di più infarcita di retorica anti-Rom, già da tempo produce i suoi
perversi effetti anche nelle zone più periferiche del paese,
interessate in misura minore dai fenomeni migratori: la creazione di
paura oltre ogni limite giustificabile, una percezione di panico
securitario del tutto irrazionale e, quel che è peggio, l’abitudine al
sospetto preventivo verso gli immigrati, indipendentemente dalle
azioni effettivamente commesse. Lo sfruttamento della strumentale
“minaccia degli immigrati” è per i politici un’occasione ghiotta
per procurarsi consenso a costo zero anche nelle piccole frazioni di
piccoli comuni di piccole province.
[Non sono razzista, ma…]
Ad Omegna, seguendo il solito
canovaccio, alle proteste del presidente del quartiere è seguito lo
sgombero degli “zingari”, a cui è seguito l’allontanamento
dall’alloggio comunale dell’uomo che aveva ospitato i Rom, a cui è
seguito l’eco delle dichiarazioni entusiaste dello sgombero da parte
dei politici locali. L’assessore alla sicurezza Strada, Lega nord, ha
dichiarato: «Sono sempre stato solidale con gli abitanti di Cireggio
e ho compreso la loro preoccupazione per la presenza dei Rom,
l’integrazione non passa accogliendo gente che non lavora e non ha
una fissa dimora. Il mio non è razzismo, soltanto è stata
ripristinata la legalità nella zona senza la loro presenza». Già,
il suo non è razzismo. E non lo è nemmeno quello del suo partito.
E’ solo un caso se illustri esponenti della Lega Nord sono stati
condannati per «propaganda
di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico»
contro i Rom (tra gli altri il sindaco di Verona Flavio Tosi e il
deputato leghista Matteo Bragantini, condannati il 20 ottobre 2008
dalla Corte d’ appello di Venezia). E’ solo un caso se il sindaco
leghista di Opera, comune
alle porte di Milano, è «accusato
di istigazione a delinquere per l’ incendio al campo nomadi»
nel centro lombardo. Ed è un altro (strano) caso se Giancarlo
Gentilini, vicesindaco di Treviso per il carroccio, è indagato
dalla Procura di Venezia per «istigazione
all’odio razziale» in
seguito alla sua invettiva anti-immigrati dal palco dell’ultima Festa
dei Popoli Padani. Nessuno di loro si definisce razzista, eppure
questi casi cominciano a diventare un po’ troppi per essere
considerati solo episodi isolati.
E’ così almeno per le
organizzazioni internazionali, che da tempo denunciano la deriva
razzista in atto in Italia. Proprio qualche giorno fa è stato
pubblicato l’annuale rapporto
dell’Ilo, l’agenzia Onu sul diritto al lavoro, che denuncia: «È
evidente e crescente l’incidenza della discriminazione e delle
violazioni dei diritti umani fondamentali nei confronti degli
immigrati in Italia. Nel paese persistono razzismo e xenofobia anche
verso richiedenti asilo e rifugiati, compresi i Rom».
Il rapporto continua mettendo in guardia dalla «retorica
discriminatoria di alcuni leader politici che associano i Rom alla
criminalità, creando nella pubblica opinione un clima diffuso di
ostilità, antagonismo sociale e stigmatizzazione».
Insomma, la benzina gettata sul fuoco della guerra tra poveri a piene
mani da chi non perde occasione per riproporre l’assioma
Rom-criminale e sceglie di produrre consenso politico sollecitando
gli isterismi securitari.
«Tutto è bene quel che finisce bene,
fortunatamente sono andati via» ha dichiarato l’assessore omegnese
Songa, An/PdL, dopo lo sgombero. Ma sbagliate se pensate che il
consenso agli allontanamenti più o meno forzati siano organici solo
alla destra di governo.
[Reazioni reazionarie]
Dopo l’allontanamento dei Rom da
Cireggio anche la sinistra si è unita al coro gaudente di chi
plaudiva allo sgombero. E’ il caso di Buarotti, portavoce di Sinistra
Democratica: «I Rom in
quell’appartamento non potevano stare: dunque è giusto che venga
fatta rispettare la legge». Il paladino della legalità democratica,
però, si ricorda solo delle leggi che –
a suo dire – sarebbero
state violate dai Rom (ma quali leggi? Forse il regolamento sugli
alloggi comunali che, per l’appunto, essendo un regolamento comunale
non è una legge?). Buarotti si guarda bene dal menzionare le leggi
che invece vengono ignorate (del tutto o parzialmente) dai colleghi
amministratori locali. Il Testo Unico sull’immigrazione del 1998,
anche alla luce delle modifiche imposte dalla legge Bossi-Fini e dal
recente pacchetto sicurezza, delega agli enti locali la gestione
delle politiche abitative per gli immigrati, Rom e rumeni compresi.
Capo
III Disposizioni in materia di alloggio e assistenza sociale
Articolo
40Centri
di accoglienza. Accesso all’abitazione.(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 38)1.
Le regioni, in
collaborazione con le province e con i comuni e
con le associazioni e le organizzazioni di volontariato predispongono
centri di accoglienza destinati ad ospitare,
anche in strutture ospitanti cittadini italiani o cittadini di altri
Paesi dell’Unione europea, stranieri
regolarmente soggiornanti
per motivi diversi dal turismo, che siano temporaneamente
impossibilitati a
provvedere autonomamente alle proprie esigenze alloggiative e di
sussistenza.[…]2.
I criteri di accoglienza sono finalizzati a rendere autosufficienti
gli stranieri ivi ospitati nel più breve tempo possibile. I
centri di accoglienza provvedono
ai servizi sociali e
culturali idonei a favorire l’autonomia e l’inserimento sociale degli
ospiti. […]3. Per
centri di accoglienza si intendono le strutture alloggiative che,
anche gratuitamente, provvedono alle immediate esigenze
alloggiative ed alimentari, nonché, ove possibile, all’offerta
di occasioni di apprendimento della lingua italiana, di formazione
professionale, di scambi culturali con la popolazione italiana, e
all’assistenza socio-sanitaria degli stranieri impossibilitati
a provvedervi autonomamente per il tempo strettamente necessario al
raggiungimento dell’autonomia personale per le esigenze di vitto
e alloggio nel territorio in cui vive lo straniero.
Sono pienamente rispettate queste
disposizioni in materia di alloggio e assistenza sociale? Forse, ma
solo per chi crede che esista un unico modo per favorire «l’autonomia
e l’inserimento sociale degli ospiti»: lo sgombero.
[Appendice: eurom]
Il 20 maggio 2008, all’Europarlamento,
la Commissione europea sulla situazione dei Rom in Italia esponeva il
suo (drammatico) rapporto. Emblematiche le dichiarazioni in aula di
alcuni europarlamentari italiani sull’argomento.
Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore):
affinché i rom e così via possono esprimere al meglio la loro
identità – e perché sia tutelata e perché si possano meglio
autogovernare – propongo che l’Unione europea promuova la
creazione di un Stato rom, magari in un’area dell’Est europeo,
visto che in gran parte vengono da quell’area.
Finirebbe così la loro diaspora,
potrebbero amministrarsi e governarsi autonomamente, migliorerebbe la
loro qualità di vita e la sicurezza sociale e se consentite,
finalmente, migliorerebbe anche la nostra!
[Fuori tempo massimo. La creazione
di uno stato a parte in cui concentrare ebrei e “zingari”era già
stata proposta negli anni ’30 dai gerarchi nazisti. Poi hanno optato
per la soluzione finale.]
Romano Maria La Russa (fratello
di Ignazio, ministro della difesa, figli di un senatore del Msi,
An/PdL): non è colpa nostra se in Italia i rom si manifestano
quasi esclusivamente per rapine, furti, rapimenti di minori,
accattonaggio abusivo! Questa è l’immagine in Italia, nostro
malgrado, dello zingaro, questa è l’immagine che viene data dai
rom! Io sono ancora alla ricerca, qualcuno me lo segnali se lo
conosce, di un rom in Italia con un lavoro regolare, legale e che
paghi regolarmente le tasse.
[«chi,
per raccogliere consenso, non perde occasione per riproporre
l’assioma Rom-criminale» dicevamo prima. Della «retorica
discriminatoria di alcuni leader politici che associano i Rom alla
criminalità» parla il rapporto dell’agenzia Onu Ilo. Appunto.]
Mario Borghezio (Lega Nord): mi
batterò perché nel nostro paese il nostro governo faccia diventare
figura di reato l’associazione a delinquere tipica delle famiglie
rom.
[come sopra]
Grazie per l’intelligente e luminoso contributo.
Se può interessare qui si fa cenno ad alcune recenti dichiarazioni di Zanotti sui ROM:
http://piemonte.indymedia.org/article/4458