L’unità delle destre

Autore Angelo Vecchi
Tratto da zero322.it  

È imminente la nuova tornata elettorale per le amministrative e le europee. Lo schieramento della sinistra appare molto simile al castello incantato del Mago Atlante dell’Orlando Furioso: ognuno corre trafelato e senza sosta da una stanza all’altra, incurante di quello che succede intorno, intento unicamente a inseguire i propri desideri e sogni, cioè la propria icona di sinistra. Del resto, il quadro politico di questo Paese si è così immiserito che ormai appaiono “di sinistra”, o vengono spacciate per tali, anche posizioni che, in una normale democrazia, sarebbero considerate moderate, liberali o addirittura da conservatori onesti o semplicemente di buon senso. Così, sui Pirenei, il piccolo castello di Atlante si affolla sempre più di cavalieri e donzelle in fuga, di nuovi inestricabili sogni e anche di qualche incubo.

Dall’altra parte, la destra gonfia i muscoli e si pavoneggia nella sua forza e prepotenza, ormai avviata verso un’unificazione nella quale al partito unico dovrebbe corrispondere un leader unico, almeno fino a quando appare invincibile, e a un “pensiero” unico dovrebbero far eco i peggiori retaggi di un passato che, pare, buona parte degli italiani abbia dimenticato, condannandoci, e condannandosi, a riviverlo: la mancanza di senso del ridicolo, l’autoritarismo, l’irrazionalismo, l’oscurantismo clericale e il razzismo. Il nuovo Popolo della Libertà, e la Lega da parte sua, si sentono già padroni delle amministrazioni ancora governate dal centrosinistra, tra cui le province di Novara e del VCO. Pregustano l’orgia di un potere quasi senza limiti, di una resa dei conti feroce e, con una
protervia sconosciuta al vecchio sistema dei partiti di governo, senza ritegno alcuno, fanno anticipatamente mercimonio di cariche, titoli, poltrone e posti di comando. Per esempio, qualche giornale ben informato fin da gennaio dava per certo che la presidenza del CIM di Novara, con tutti i suoi debiti, sarebbe passata dalle mani del “futuro capo” della Provincia di Novara, l’ex socialdemocratico Diego Sozzani, a quello del competitore dell’on. Mancuso, Roberto Boniperti, in cambio di una preziosa alleanza tra la Destra Sociale e la “vecchia” Forza Italia, alleanza che assicurerebbe maggiore stabilità all’attuale leadership novarese del PdL.
Episodi di questo genere fanno intravedere che la granitica unità delle destre appare fondata più che altro sulle sabbie mobili dei giochi di potere, delle spartizioni delle poltrone e dei capricci di potenti feudatari locali e delle loro clientele. Proprio come nel medioevo, l’apparato di potere è fondato sulla fedeltà gerarchica ai capi e sull’abbondanza di bottino e feudi da distribuire ed elargire. Tuttavia, dal momento che gli appetiti sono molto robusti, praticamente insaziabili, e non essendo possibile sfamare tutti, prima ancora dell’unificazione sono iniziati a destra i mugugni, le diaspore, le spinte centrifughe e le scissioni più o meno mascherate.
“Liste preconfezionate di nomi fedelissimi del coordinatore provinciale”, il quale “rifugge dalla democrazia all’interno del proprio partito”, violazione delle promesse elettorali che impegnavano le “amministrazioni comunali a non mettere le mani nelle tasche degli italiani”, mancanza di trasparenza: queste e altre pesantissime accuse contro Forza Italia non sono state lanciate dall’opposizione ma da uno degli esponenti storici del partito, l’ex leghista Daniele Galli. Risultato: alle elezioni provinciali, si fronteggeranno le liste di due esponenti dello stesso schieramento: da una parte il “futuro capo” della provincia Sozzani e dall’altra l’ex parlamentare di Forza Italia Vittorio Tarditi, sostenuto da Galli. Non si può certo dire che che l’antipapa di Palazzo Natta, con i suoi settant’anni, sia un volto nuovo della politica, così come una vecchia conoscenza è il suo riferimento politico a livello nazionale: il liberale Alfredo Biondi, ottant’anni suonati. Proprio la vicenda di questa specie di lite di condominio offre un istruttivo risvolto borgomanerese. Come è noto, Galli ha fondato in questa città, lo sapevate?, ben tre Circoli del Buongoverno. Ora, quando Giuliana Creola, in qualità di presidente di uno di questi, ha preso posizione a favore della candidatura di Sozzani, è subito incorsa negli strali del pater familias Galli, che l’ha minacciata pubblicamente di… “denuncia”. Di siffatta tempra sarebbero dunque i liberali, i difensori del dialogo, della democrazia e della trasparenza all’interno del Popolo delle Libertà.
Del resto gli addentellati borgomaneresi della spietata lotta politica sotterranea che percorre il centrodestra sono ancora più ampi. Ovviamente, le lacerazioni hanno coinvolto sia gli altri fedeli di Galli sia gli esponenti dell’UdC, sottoposti ad analoghe sollecitazioni sismiche, mentre, a detta dei soliti beninformati, non avrebbe riscosso molto successo il tentativo di cordata tra l’ex socialdemocratico Giuseppe Cerutti e l’esponente di AN Gianluca Godio, a sua volta sostenuto da Mancuso, dallo scomparso Martinat e dalle Fiamme Bianche Continuità Ideale. Questa associazione di ispirazione repubblichina muove un discreto pacchetto di voti che, nelle elezioni politiche del 2008, sono confluiti, per il senato, sul PdL e, per la camera, sulla Lega: scelta che chiarisce ancora di più, a chi conservasse dei dubbi, la natura profonda di quest’ultima formazione politica.
Il patto d’acciaio che lega questa destra brilla al sole come il milione di baionette d’antan, ma appare anche privo di prospettiva politica. In primo luogo, le tensioni e i conflitti interni sono destinati a esplodere con effetti imprevedibili e non è detto che possano essere dominati e compressi, come avvenne in passato per vent’anni, all’interno di un solo partito. In secondo luogo, ci troviamo di fronte a una crisi epocale per la quale questa destra non ha risposte, progetti politici né tanto meno tempra morale da opporre. Che prospettive possono offrire partiti di questo genere, se non spot pubblicitari, populismo e carità pelosa, alla crisi di un modello di economia, alle migliaia di cassintegrati, di disoccupati e di precari, al lavoro nero, a uno sfruttamento del sistema della “clandestinità” così redditizio, ai giovani, al degrado civile e culturale dilagante? Certo, questa destra potrà fare ancora molti danni, lacerare ancora di più il tessuto della società civile, aggravare il tragico divario tra ricchi sempre più ricchi e coloro che stanno scivolando sotto il livello della povertà, gettare il Paese in una stagnazione delle coscienze e dell’economia da cui sarà molto faticoso uscire. Molto dipenderà anche dalla volontà delle sinistre di scrollarsi di dosso lo stato di narcosi in cui il mago Atlante le ha gettate, di tornare a fare opposizione vera, di riprendere l’iniziativa sul proprio terreno del quotidiano e del sociale e di uscire da un appiattimento in cui la politica è vista unicamente in funzione delle istituzioni, delle elezioni e della comunicazione mediatica.


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