Riguardo alle dichiarazioni del consigliere domese Angelo Tandurella su Almirante
"Il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l’Italia abbia mai tentato"
Giorgio Almirante
Nell’edizione di un noto settimanale locale dell’8 Novembre 2007 vengono intervistati i consiglieri comunali di Domodossola sotto i 30 anni (che sono 3, tutti eletti nelle file del centrodestra). In una delle domande che compongono l’intervista si chiede ai giovani politici di indicare quali siano i personaggi politici a cui si ispirano. Tra chi dichiara di prendere esempio da Silvio Berlusconi e dall’ ex-showgirl Michela Vittoria Brambilla* c’è anche chi afferma, ed è il caso del consigliere di AN e Presidente della Consulta dei Giovani Angelo Tandurella, di ispirarsi a Giorgio Almirante.
E perché mai, verrebbe da chiedersi, un giovane e rampante consigliere dovrebbe ispirarsi al vecchio segretario del MSI? Per Tandurella è semplice: perchè "Non dimenticò mai di essere italiano, seppe precorrere i tempi, fu coraggioso e dotato di un esemplare senso morale".
Proprio così. Ci tocca leggere che Almirante fu "dotato di un esemplare senso morale". Sgomento. Non ho idea di quale siano i racconti con cui si dilettano i frequentatori delle sedi di AN riguardo a Giorgio Almirante, né su come vengano raccontate le vicende del vicino passato (in realtà leggendo certe cose uno un’idea tende a farsela…), ma in tempi di oblio collettivo (mala tempora currunt) credo sia opportuno ricordare brevemente chi era Almirante, sperando possa essere d’aiuto a chi è costretto a convivere con una memoria debole.
L’attività politica di Giorgio Almirante inizia ben prima di diventare il più importante segretario del Movimento Sociale Italiano. Inizia nel 1938, anno in cui fu tra i firmatari del lugubre "Manifesto della Razza" che preparò il terreno all’entrata in vigore della legislazione razziale fascista con le sue tragiche conseguenze. Nello stesso anno Almirante, intransigente nel suo fanatismo antisemita, diventa segretario di redazione della rivista "La Difesa della Razza" dalle cui pagine tenta di diffondere le idee del "razzismo biologico" su modello di quello nazista. "Il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l’Italia abbia mai tentato" scrive Giorgio Almirante sulla sua rivista. E ancora: "Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue". Parole sprezzanti e chiare, che non lasciano spazio a dubbi o a interpretazioni di comodo. Nel frattempo le speranze di Almirante diventavano una realtà drammatica con la promulgazione delle Leggi Razziali e l’inizio delle persecuzioni per gli ebrei.
Tandurella dice di ispirarsi ad Almirante, tra l’altro, perché "non dimenticò mai di essere italiano". Ma cosa intendesse per "essere italiano" è lo stesso Almirante a spiegarcelo: "Nel nostro operare di italiani (…) noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti. Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo".
Dopo il 25 luglio 1943 Almirante aderisce alla Repubblica filonazista di Salò diventando tenente di una Brigata Nera. Forse il giovane consigliere di AN ignora che durante l’attività antipartigiana delle famigerate Brigate Nere (che nelle nostre valli erano impegnate nei rastrellamenti e nei massacri dei partigiani, non disdegnando di uccidere anche civili e religiosi) lo stesso Almirante era in Ossola al comando del presidio fascista di Macugnaga. Nel maggio del 1944 fa appendere sui muri della Toscana un manifesto che intima la resa ai resistenti, pena la morte: "tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuorilegge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena". In un solo paese della Maremma 83 minatori vengono fucilati nella schiena.
Nel 1947, a guerra finita, Almirante viene condannato al confino di polizia per collaborazionismo con i nazisti e per le attività successive alla guerra; proprio nel dopoguerra crea insieme a Rauti e ad altri futuri esponenti del MSI i FAR, i Fasci d’Azione Rivoluzionaria, organizzazione terroristica paramilitare responsabile di diversi attentati e attiva fino agli anni ’50.
Davvero singolare l’"esemplare senso morale" di cui Giorgio Almirante era dotato. Ma tra le caratteristiche che Tandurella riconosce all’ex-tenente delle Brigate Nere c’è anche il coraggio. Proprio quello che Almirante mette in mostra più volte quando a capo di squadracce neofasciste armate di bastoni partecipa nel 1966 e nel ’68 agli agguati a giovani studenti nell’Università la Sapienza di Roma. Negli anni ’70 viene inoltre accusato di favoreggiamento aggravato per la fuga in Spagna del terrorista missino Cicuttini, segretario della sezione del MSI di Udine condannato per la strage di Peteano. Cicuttini in un’imboscata compiuta insieme ad altri militanti del Movimento Sociale Italiano uccise 3 carabinieri con una bomba (Almirante per il favoreggiamento non finirà in galera ma beneficerà dell’amnistia nel 1986 in quanto maggiore di 70 anni).
Su Giorgio Almirante ci sarebbe ancora altro da scrivere, ma per ora credo possa bastare. Quello che conta è avere ricordato chi era: fanatico antisemita, fascista mai pentito, tra i più intransigenti sostenitori del razzismo, organizzatore di gruppi terroristi. Un modello a cui ispirarsi per qualcuno, la rappresentazione di una destra violenta e pericolosa di cui auspicare la più rapida scomparsa per chi scrive.
*l’ispirazione politica del consigliere di Forza Italia e assessore della Comunità Montana Valle Ossola Fabio Basta; anche se non è la sola: "Ogni tanto mi piace anche Fini". Di Basta il suo stesso collega di partito nonché capogruppo dei "circoli della libertà" Lucio Pizzi dice: è "completamente inadeguato per ricoprire questo incarico"