Pistole e sceriffi

«Il carosello pro-sicurezza è per la criminalità ciò
che la pornografia è per i rapporti amorosi»
Zygmunt Bauman

Dicono che Domodossola sia «più sicura», ora che i vigili urbani percorrono le strade della città con passo deciso e le pistole d’ordinanza chiuse nelle fondine, armati da poco dall’amministrazione del sindaco leghista Marinello con Beretta calibro 9×21 nuove di zecca, assicurate al cinturone insieme alle manette. In dotazione ai ghisa domesi adesso c’è anche l’alta uniforme da cerimonia con tanto di sciabola, come spetta ad ogni vero corpo di polizia.

«La dotazione delle armi e l’utilizzo dei vigili nelle ore notturne darà un forte contributo a rendere la nostra città più sicura» afferma l’assessore alla polizia municipale Zanni. Le pistole servono per «dare dignità al corpo di polizia municipale» ribadisce, senza scherzare, Marinello.
Sindaco e amministrazione sostengono di armare i vigili – spendendo decine di migliaia di euro per le Beretta, l’armeria, i corsi d’addestramento e l’indennità in busta paga – per «qualificarli» e per consentire un più «incisivo controllo del territorio» con i pattugliamenti nelle ore serali. Che difficilmente avverranno.

I vigili domesi, che in pianta organica dovrebbero essere 24, sono solo una quindicina. Riescono a malapena a coprire i turni diurni, davvero difficile immaginarli «utilizzati in controlli notturni», come del resto ammetteva, più onestamente, l’ex sindaco Mottini: «con le carenze di organico che ci sono, sarà difficile prolungare il servizio anche nelle ore notturne».
L’Italia è il paese europeo con il più alto numero di agenti delle forze dell’ordine rapportati alla popolazione, c’era forse bisogno delle Beretta comunali per qualche uscita serale all’anno?

Per questo la decisione di armare la polizia municipale e di coinvolgerla «in servizi di ordine pubblico» assomiglia molto più ad un maldestro tentativo propagandistico che alla ricerca di soluzioni per garantire l’ordine pubblico a Domodossola, che non è certo in pericolo.
Viviamo in un “territorio sereno”, ci dice il sottosegretario all’interno, il leghista Davico, ogni volta che mette piede in provincia. Nel Vco, il numero di reati è molto inferiore alla media nazionale e i delitti contro il patrimonio sono diminuiti del 27 per cento solo nell’ultimo anno.

Ma se i reati continuano a calare, incomprensibilmente aumentano le spese per la sicurezza, si istituiscono nuovi assessorati adibiti a tale fine, si blindano le città con decine di telecamere e si armano le polizie municipali. Tutto questo insistere sulla mancanza di sicurezza inizia a stridere violentemente con la realtà locale, in un momento in cui le minacce reali a livelli di vita dignitosi non vengono dalle strade ma dai Palazzi, i veri centri produttori di insicurezza sociale. Quella fatta di disoccupazione, licenziamenti, cassa integrazione, redditi da fame e vite precarie.

Tutte seccature. È molto più comodo e politicamente produttivo prendersela con adolescenti irrequieti, ambulanti e rom. Meglio sfruttare il senso comune reazionario diffuso da ministri e tv per riproporre in piccolo le campagne securitarie governative. E se nelle metropoli le forze dell’ordine sono affiancate dai militari, nelle città periferiche basta armare i vigili e il gioco è fatto.

Dicono che così equipaggiati, oltre alle armi, i vigili porteranno con sé più sicurezza. Ma la memoria è il miglior antidoto alla propagazione delle paure artificiali. Perché in Ossola, dove sicuri sono già da tempo, dicono anche di ricordarsi un solo episodio in cui qualcuno ha aperto il fuoco all’impazzata tentando di uccidere più persone. Lo sparatore era un vigile urbano in servizio nel comune di Vogogna, l’arma con cui ha tentato la strage la sua pistola d’ordinanza.

 
 

 

Curioso
che i primi ad opporsi alla militarizzazione del corpo siano stati
gli stessi vigili, autori diversi anni fa di un comunicato che vale
la pena riproporre per intero.

In
questi giorni, un sindaco autonomo, ha preso fiato per rispolverare
la richiesta di armare i vigili urbani, dipingendo un quadro assai
grave delle nostre principali città. Dobbiamo pero’ contraddire
quanto asserito. Molti vigili non la pensano cosi’, non solo perché’
la situazione non e’ cosi’ degenerata come alcuni vogliono far
credere, ma anche perché’ prima di <richiedere le armi>
occorrerebbe <richiedere più’ vigili>. In effetti e’ ormai
nota la carenza di vigili urbani nei nostri comuni, basti citare il
comune di Domodossola per tutti. Ma al di la’ di questo grande
problema occorre riflettere sui compiti e le funzioni che i vigili
hanno, e per cui tale corpo e’ nato. I vigili urbani hanno funzioni
di agenti di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria sussidiarie e
compiti come quelli relativi al controllo edilizio-ambientale, alla
vigilanza tributaria, commerciale e della viabilità’. Tutte mansioni
che, almeno questo ce lo auguriamo, non necessitano di una pistola
per essere espletate. Noi invece delle pistole chiediamo piu’ vigili; piu’ vigili inseriti nel contesto sociale in cui operano, per essere piu’ vicini ai cittadini e migliorare con il proprio operato la convivenza civile. 
E
poi, dulcis in fundo, tutti quei milioni che andrebbero utilizzati
per comprare e mantenere un’armeria, potrebbero essere utilizzati per
gli asili nido o per i servizi socio-assistenziali, cosa che sarebbe
sicuramente apprezzata dall’intera collettività’, data l’attuale
scarsità’ delle risorse.


I vigili urbani di
Domodossola, Verbania, Villadossola e Cisl-Enti locali del Vco

In
questo anni, a quanto pare, hanno avuto il tempo di cambiare idea e
preferire un’armeria a un asilo nido.

 


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