E’ tempo di apartheid

«La prima notte nel ghetto è la prima notte nel sepolcro, poi ci si abitua» scriveva alla fioca luce di un lume clandestino il poeta ebreo Avrom Sutzkever, rinchiuso nel ghetto di Vilnius, apartheid: bagni pubblici separati per bianchi, neri e mulattinella Lituania occupata dai nazisti, lasciando in eredità al mondo le pagine più sofferenti della poesia del ‘900. Ma se pensate che i ghetti siano solo un ricordo tenuto lontano dall’oblio del tempo dovete ricredervi. Perché nonostante tutto c’è ancora chi oggi ha intenzione di proporli come soluzione politica. Succede a Villadossola, dove il consigliere comunale Roberto Serra ha rilasciato nell’ultimo numero di "Eco Risveglio" dichiarazioni raccapriccianti. L’occasione è data dal cambio di casacca del consigliere villadossolese che passa dai Circoli della Libertà, il giocattolo politico costruito sulle esigenze del suo padrone, accusati in sostanza da Serra di non promuovere sufficientemente politiche e facce nuove (come la sua, magari?), alla Lega Nord. Nell’intervista rilasciata, prima annuncia di voler effettuare un censimento speciale per controllare solo gli immigrati e le proprietà che possiedono, poi aggiunge: «Avevo pensato anche alla ipotesi di riunirli in un unico quartiere, perché non dessero fastidio agli altri».
Proprio così. Senza giri di parole propone di attuare una politica di segregazione razziale ai danni delle minoranze etniche che vivono a Villadossola. Perché questo vuol dire riunire gli immigrati in un unico quartiere.
Come accadeva nei ghetti in cui erano rinchiusi gli ebrei nel XIV secolo nelle città d’Europa, affinche non dessero fastidio con l’ "immondo spirito ebraico" agli abitanti autoctoni. E come avveniva nei ghetti nazisti, in cui erano costretti a vivere negli anni Trenta e Quaranta in attesa della «soluzione finale».
Apartheid etnica affinché nessuno con la sua presenza infastidisca «gli altri», quelli che nel Vco ci sono nati e che sono Italiani (o meglio padani..) da generazioni. Perché non è per niente vero che siamo tutti uguali, anzi. «Non si può equiparare un cittadino italiano a un extracomunitario che magari ha la capra pronta da sgozzare sul balcone» sostiene Serra nel grottesco comunicato spedito ai media per comunicare al mondo il suo cambio di casacca.
E gli immigrati che non ci stanno? Perché sembra lecito pensare che difficilmente una famiglia cambi volentieri casa per fare un favore a Serra. Ha intenzione di deportarli tutti?
 
Difficilmente una dichiarazione poteva essere più adatta per fare ingresso nel partito di Borghezio e di chi, come il vicesindaco leghista di Treviso Gentilini, propone di fare «pulizia etnica».
Del resto era nell’aria da tempo. Un post su questo blog di qualche settimana fa (L’Ordinanza 205 e la Privatizzazione della città) si chiudeva così: i reietti della città «devono essere cacciati e relegati in luoghi che meglio si adattano a chi non è gradito, specie se povero e straniero. C’è ancora posto nei ghetti?». Ma quella che poteva sembrare un’esagerazione assurda si è dimostrata più reale della realtà politica del Vco.
Sono tempi strani: stiamo per entrare nel sepolcro. Ma poi ci si abitua. Fino a considerare normali le dichiarazioni di un Serra qualsiasi.

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